Contessa Lara
Una vita tra cronaca rosa e nera
Eva, Giovanna, Antonietta Cattermole, meglio conosciuta come Evelina, nasce a Firenze nel 1849, per molto tempo data e luogo di nascita sono stati incerti poiché lei stessa racconta di essere nata a Cannes almeno 10 anni più tardi, ma la scrittrice saggista Maria Borgese, riesce a recuperare il suo Certificato di nascita. (1)
Il padre, di origine scozzese è insegnante di lingue e la madre è una pianista. Grazie ai genitori apprende facilmente la musica e le lingue, va a lezione di italiano dalla poetessa Marianna Giarrè, studia al Sacre Coeur di Parigi. Cresce frequentando fin da giovanissima i salotti della società cosmopolita di Firenze capitale, nei quali si fa notare per la sua vivacità intellettuale e per il suo fascino. In molti ritratti e testimonianze il suo aspetto fisico e il suo portamento non passano inosservati.
Appena diciottenne nel 1867, pubblica la sua prima raccolta di poesie Canti e ghirlande con il nome di Evelina Cattermole. Chiamata a recitare i suoi versi nel salotto di Laura Beatrice Oliva e del consorte Pasquale Stanislao Mancini, giurista e politico, conosce il loro giovane figlio, Eugenio Mancini, un militare di carriera che sposerà nel 1871 I giovani soggiornano prima a Roma, poi a Napoli e poi si trasferiscono definitivamente e Milano. Dopo un felice momento di innamoramento, in cui i giovani sposi spopolano nei salotti milanesi, il rapporto tra i due si incrina.
“Il marito cominciò a trascurare la giovane sposa, lo attiravano fuori casa il gioco e le donne di teatro. Troppo spesso fu udito dire agli amici: – Tenete compagnia a mia moglie io esco- La Lina che era veramente innamorata del marito e gelosissima, soffriva di questo abbandono e scriveva:
DI SERA
Ed eccomi qui sola a udir ancora
il lieve brontolìo de’tizzi ardenti;
eccomi ad aspettarlo: è uscito or ora
canticchiando, col sigaro tra i denti.
Gravi faccende lo chiaman fuora;
gli amici a ‘l giuoco de le carte intenti,
od un soprano che di vezzi infiora
d’una storpiata melodìa gli accenti.
E per questo riman da me diviso
fin che la mezzanotte o il tocco suona
a l’orologio d’una chiesa accanto.
Poi torna allegro, m’accarezza il viso,
e mi domanda se son stata buona,
senza nemmeno sospettar che ho pianto.” (2)
“Lei viene vista spesso da sola, poco col marito che comincia a tradirla e gioca spesso. Si annoia e così comincia una relazione con un amico di Eugenio, Giuseppe Bennati di Baylon. I due appaiono in giro insieme, si incontrano in un appartamento. Il marito Eugenio viene a saperlo dalla cameriera personale di Evelina, Giuseppina Dones, che lo conduce sul posto. Segue l’inevitabile duello in cui Eugenio ferisce gravemente l’ex amico”. (3)
Giuseppe Bennati muore poco dopo e tutta la vicenda fu un grandissimo scandalo. I coniugi si separano ed Evelina Cattermole, allontanata anche dal padre, si stabilisce nella casa della nonna a Firenze. Nonostante le difficoltà, inizia un periodo di grande produzione, decisa a mantenersi da sola e a vivere del suo lavoro, pubblica numerose raccolte di prosa e poesie e soprattutto articoli su giornali e riviste, firmandosi con lo pseudonimo di Contessa Lara.
Nel 1883 viene pubblicata da Sommaruga, la raccolta di poesie “Versi” seguita da “Ancora versi” Firenze Sersale, 1886.
A fatica riesce ad uscire dall’isolamento al quale lo scandalo l’aveva condannata e frequenta di nuovo i salotti Fiorentini, dove incontra il poeta e scrittore Mario Rapisardi, con il quale ci fu una discussa relazione.
In quegli anni è una poetessa affermata e si sposta in varie città, per poi stabilirsi definitivamente a Roma.
Inizia una proficua produzione in prosa, che vede la pubblicazione tra le altre della raccolta di racconti “Così è” Torino, Triverio 1887 e del romanzo “L’innamorata” Catania, Giannotta 1892. Pubblica anche storie per bambini: “Una famiglia di topi” Firenze, Bemporad 1891 e “Compagni di sventura” Roma, Voghera 1892.
In questi anni vive una lunga e stabile relazione con il giovane poeta Siciliano Giovanni Alfredo Cesareo.
(1) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 7
(2) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 46-47
(3) Paolo Conti, La storia della contessa Lara: «Non è un delitto passionale. Mi ha sparato per i soldi» Il Corriere della sera https://www.corriere.it/sette/attualita/21_novembre_07/storia-contessa-lara-non-delitto-passionale-mi-ha-sparato-soldi-1d7f61da-3a22-11ec-850c-0c14b1133c9c.shtml
Una vita tra cronaca rosa e nera
Eva, Giovanna, Antonietta Cattermole, meglio conosciuta come Evelina, nasce a Firenze nel 1849, per molto tempo data e luogo di nascita sono stati incerti poiché lei stessa racconta di essere nata a Cannes almeno 10 anni più tardi, ma la scrittrice saggista Maria Borgese, riesce a recuperare il suo Certificato di nascita. (1)
Il padre, di origine scozzese è insegnante di lingue e la madre è una pianista. Grazie ai genitori apprende facilmente la musica e le lingue, va a lezione di italiano dalla poetessa Marianna Giarrè, studia al Sacre Coeur di Parigi. Cresce frequentando fin da giovanissima i salotti della società cosmopolita di Firenze capitale, nei quali si fa notare per la sua vivacità intellettuale e per il suo fascino. In molti ritratti e testimonianze il suo aspetto fisico e il suo portamento non passano inosservati.
Appena diciottenne nel 1867, pubblica la sua prima raccolta di poesie Canti e ghirlande con il nome di Evelina Cattermole. Chiamata a recitare i suoi versi nel salotto di Laura Beatrice Oliva e del consorte Pasquale Stanislao Mancini, giurista e politico, conosce il loro giovane figlio, Eugenio Mancini, un militare di carriera che sposerà nel 1871 I giovani soggiornano prima a Roma, poi a Napoli e poi si trasferiscono definitivamente e Milano. Dopo un felice momento di innamoramento, in cui i giovani sposi spopolano nei salotti milanesi, il rapporto tra i due si incrina.
“Il marito cominciò a trascurare la giovane sposa, lo attiravano fuori casa il gioco e le donne di teatro. Troppo spesso fu udito dire agli amici: – Tenete compagnia a mia moglie io esco- La Lina che era veramente innamorata del marito e gelosissima, soffriva di questo abbandono e scriveva:
DI SERA
Ed eccomi qui sola a udir ancora
il lieve brontolìo de’tizzi ardenti;
eccomi ad aspettarlo: è uscito or ora
canticchiando, col sigaro tra i denti.
Gravi faccende lo chiaman fuora;
gli amici a ‘l giuoco de le carte intenti,
od un soprano che di vezzi infiora
d’una storpiata melodìa gli accenti.
E per questo riman da me diviso
fin che la mezzanotte o il tocco suona
a l’orologio d’una chiesa accanto.
Poi torna allegro, m’accarezza il viso,
e mi domanda se son stata buona,
senza nemmeno sospettar che ho pianto.” (2)
“Lei viene vista spesso da sola, poco col marito che comincia a tradirla e gioca spesso. Si annoia e così comincia una relazione con un amico di Eugenio, Giuseppe Bennati di Baylon. I due appaiono in giro insieme, si incontrano in un appartamento. Il marito Eugenio viene a saperlo dalla cameriera personale di Evelina, Giuseppina Dones, che lo conduce sul posto. Segue l’inevitabile duello in cui Eugenio ferisce gravemente l’ex amico”. (3)
Giuseppe Bennati muore poco dopo e tutta la vicenda fu un grandissimo scandalo. I coniugi si separano ed Evelina Cattermole, allontanata anche dal padre, si stabilisce nella casa della nonna a Firenze. Nonostante le difficoltà, inizia un periodo di grande produzione, decisa a mantenersi da sola e a vivere del suo lavoro, pubblica numerose raccolte di prosa e poesie e soprattutto articoli su giornali e riviste, firmandosi con lo pseudonimo di Contessa Lara.
Nel 1883 viene pubblicata da Sommaruga, la raccolta di poesie “Versi” seguita da “Ancora versi” Firenze Sersale, 1886.
A fatica riesce ad uscire dall’isolamento al quale lo scandalo l’aveva condannata e frequenta di nuovo i salotti Fiorentini, dove incontra il poeta e scrittore Mario Rapisardi, con il quale ci fu una discussa relazione.
In quegli anni è una poetessa affermata e si sposta in varie città, per poi stabilirsi definitivamente a Roma.
Inizia una proficua produzione in prosa, che vede la pubblicazione tra le altre della raccolta di racconti “Così è” Torino, Triverio 1887 e del romanzo “L’innamorata” Catania, Giannotta 1892. Pubblica anche storie per bambini: “Una famiglia di topi” Firenze, Bemporad 1891 e “Compagni di sventura” Roma, Voghera 1892.
In questi anni vive una lunga e stabile relazione con il giovane poeta Siciliano Giovanni Alfredo Cesareo.
(1) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 7
(2) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 46-47
(3) Paolo Conti, La storia della contessa Lara: «Non è un delitto passionale. Mi ha sparato per i soldi» Il Corriere della sera https://www.corriere.it/sette/attualita/21_novembre_07/storia-contessa-lara-non-delitto-passionale-mi-ha-sparato-soldi-1d7f61da-3a22-11ec-850c-0c14b1133c9c.shtml
Il giornalismo
“Nell’Italia ancora chiusa e provinciale di fine Ottocento, Evelina Cattermole, alias Contessa Lara, fu una scrittrice e una giornalista di successo (una delle poche donne a essere iscritta all’Albo della Stampa), conosciuta e apprezzata dagli addetti ai lavori, ma anche dal grande pubblico, che seguiva con curiosità e partecipazione le sue rubriche di Piccola Posta, le prime apparse sulla stampa italiana.” (4)
Per diversi anni collabora assiduamente con numerosi giornali, tra i quali: “Il Fanfulla della domenica”; “La Tribuna illustrata”, nella quale teneva le rubriche femminili intitolate Cronaca femminile e Il Salotto della Signora;(5) “Il Corriere di Roma”; “Il Corriere della Sera”; “Il Fracassa”; “ Cronaca Bizantina”, “L’illustrazione italiana”; “La Donna”; “Natura ed Arte”; Il Caffaro”; (6)
Si occupa di libri, arte, poesia e moda, le sue rubriche di moda e costume hanno un notevole successo.
In una di queste scrive citando le sue amiche giornaliste, rispondendo ad una lettrice che le chiedeva consigli sui capelli bianchi: “Care amiche per conto mio ho veduto talvolta persone giovanissime con le chiome filettate d’argento e certe belle signore (oh mia adorata Olga), che così tutte candide sembrano tanto marchese Pompadour incipriate, sono, secondo il mio gusto, così graziose a guardarsi”. (7)
E invece a proposito dei capelli corti sempre rispondendo ad una lettrice che le chiedeva se fosse il caso o no, per le donne, di portare i capelli corti come li aveva tagliati Matilde Serao:
“E’ appunto per conservare i propri capelli, ch’ella ha naturalmente lunghi e magnifici, la mia geniale amica Matilde Serao ne tagliò corte le ciocche ondulate, non dopo una malattia per fortuna, ma per una causa patologica legata alla maternità. Dopo con il tempo però Matilde ha lasciato tornare a crescere la sua foresta nera. Bella la capigliatura corta? Secondo me no.” (8)
(4) Contessa Lara. La vita “inimitabile” di una scrittrice di successo nell’Italia di fine 800 e il suo tragico femminicidio. Massimo Desideri Luoghinteriori 2022
(5) Biblioteca digitale di Milano http://www.digitami.it/opera.do?operaId=167&visual=img&paginaN=1
(6) Evelina Cattermole “Contessa Lara” La scrittura delle donne, narratrici, poetesse e giornaliste a Milano tra fine 800 e inizio Novecento. In Biblioteca Sormani https://artsandculture.google.com/story/fAURgFy_uIv4JA?hl=it
(7) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 165
(8) Ivi, pag 166
Il giornalismo
“Nell’Italia ancora chiusa e provinciale di fine Ottocento, Evelina Cattermole, alias Contessa Lara, fu una scrittrice e una giornalista di successo (una delle poche donne a essere iscritta all’Albo della Stampa), conosciuta e apprezzata dagli addetti ai lavori, ma anche dal grande pubblico, che seguiva con curiosità e partecipazione le sue rubriche di Piccola Posta, le prime apparse sulla stampa italiana.” (4)
Per diversi anni collabora assiduamente con numerosi giornali, tra i quali: “Il Fanfulla della domenica”; “La Tribuna illustrata”, nella quale teneva le rubriche femminili intitolate Cronaca femminile e Il Salotto della Signora;(5) “Il Corriere di Roma”; “Il Corriere della Sera”; “Il Fracassa”; “ Cronaca Bizantina”, “L’illustrazione italiana”; “La Donna”; “Natura ed Arte”; Il Caffaro”; (6)
Si occupa di libri, arte, poesia e moda, le sue rubriche di moda e costume hanno un notevole successo.
In una di queste scrive citando le sue amiche giornaliste, rispondendo ad una lettrice che le chiedeva consigli sui capelli bianchi: “Care amiche per conto mio ho veduto talvolta persone giovanissime con le chiome filettate d’argento e certe belle signore (oh mia adorata Olga), che così tutte candide sembrano tanto marchese Pompadour incipriate, sono, secondo il mio gusto, così graziose a guardarsi”. (7)
E invece a proposito dei capelli corti sempre rispondendo ad una lettrice che le chiedeva se fosse il caso o no, per le donne, di portare i capelli corti come li aveva tagliati Matilde Serao:
“E’ appunto per conservare i propri capelli, ch’ella ha naturalmente lunghi e magnifici, la mia geniale amica Matilde Serao ne tagliò corte le ciocche ondulate, non dopo una malattia per fortuna, ma per una causa patologica legata alla maternità. Dopo con il tempo però Matilde ha lasciato tornare a crescere la sua foresta nera. Bella la capigliatura corta? Secondo me no.” (8)
(4) Contessa Lara. La vita “inimitabile” di una scrittrice di successo nell’Italia di fine 800 e il suo tragico femminicidio. Massimo Desideri Luoghinteriori 2022
(5) Biblioteca digitale di Milano http://www.digitami.it/opera.do?operaId=167&visual=img&paginaN=1
(6) Evelina Cattermole “Contessa Lara” La scrittura delle donne, narratrici, poetesse e giornaliste a Milano tra fine 800 e inizio Novecento. In Biblioteca Sormani https://artsandculture.google.com/story/fAURgFy_uIv4JA?hl=it
(7) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 165
(8) Ivi, pag 166
Un femminicidio annunciato
Dopo la fine della relazione con Giovanni Cesareo nel 1984, la scrittrice si lega ad un pittore napoletano di scarso talento, Giuseppe Pierantoni, che si rivela presto un poco di buono possessivo e violento. Lei di fatto lo mantiene economicamente e lo raccomanda a diverse persone per farlo lavorare. Non solo lui prendeva denaro da lei, ma sfruttava le sue conoscenze per ottenere aiuti e sovvenzioni.
Quando si rende conto che non si trattava di amore ma solo di sfruttamento, prova ad allontanarlo, ma senza successo.
“La consigliarono di andare in questura. Così le dicevano la cameriera e qualche amico, ma la disgraziata aveva paura di vendette perché lo sfruttatore la spiava anche per via.” (9)
“Quando colui ebbe a persuadersi che né le false proteste d’amore, né le gelosie ipocrite, nè le preghiere, né le minacce valevano più ad impaurire la vittima e a piegarla al suo volere , quando sentì vicina la definitiva rottura decise in cuor suo ineluttabilmente la vendetta.. La domenica sera, 29 novembre, la donna gli disse in termini recisi che se non la lasciava in pace si sarebbe rivolta alla Questura. Egli la supplicò di concedergli ancora un colloquio, quello del congedo, per la sera dopo, lunedì 30 novembre. Gli fu accordato.” (10)
Dopo l’ennesima lite il 30 novembre del 1896, lui la ferisce a morte con un colpo di pistola sparato da un piccolo revolver che Evelina aveva in casa per difendersi, poi finge il tentato suicidio. Dopo giorni di agonia, anche per il ritardo dei soccorsi, Evelina muore tragicamente, come lei stessa aveva immaginato nei suoi scritti.
Prima di morire però, con estrema lucidità, si preoccupa di far sapere a tutti che lui le ha sparato per denaro e non per gelosia, immaginando già cosa sarebbe successo dopo la sua morte e tutte le attenuanti che avrebbero potuto dare all’assassino se fosse stato riconosciuto un movente passionale.
L’accaduto è ampiamente raccontato e descritto nei minimi particolari, in un articolo de Il Messaggero del 2 dicembre del 1896.(11)
Tra i primi ad arrivare sul luogo, mentre Evelina era agonizzante, c’è proprio la sua amica Olga Ossani, giornalista che si firma spesso con lo pseudonimo di Febea. A lei Evelina, in punto di morte si preoccupa di ribadire che lui le ha sparato per soldi e non per gelosia.
Dopo la morte di Evelina Cattermole in molti scrivono su numerosi giornali in particolare le due amiche Olga Ossani e Matilde Serao pubblicano un suo ritratto, rispettivamente sul Don Chisciotte a firma di Febea e su Il Mattino.
Il processo inizia il 3 novembre 1897 e la sentenza, pronunciata il 10 novembre, nonostante la difesa di un principe del foro, condanna l’assassino a 11anni e 8 mesi di reclusione, per omicidio volontario, con attenuanti della provocazione lieve. Non viene riconosciuto il delitto passionale.
Gli scandali legati alla sua biografia hanno certamente messo in secondo piano la sua opera, che molto probabilmente all’epoca è stata giudicata superficialmente proprio perché il maggior risalto venne dato alla sua condotta morale più che al suo lavoro.
“Moglie ripudiata, assassinata dall’amante con un colpo di rivoltella, venne additata alla generale esecrazione come responsabile della propria tragica fine, rea di avere profanato l’altare domestico. L’accanito moralismo maschilista dell’Italia umbertina poteva, senza battere ciglio e con coscienza tranquilla, colpevolizzare la vittima. (12)
La stessa Olga Ossani scrive che “se la Contessa Lara invece che una donna fosse stata un uomo, un poeta, un giornalista laborioso e avesse vissuto del suo lavoro senza chiedere mai un soldo a nessuno e avesse mantenuti scrupolosamente gli impegni presi con editori e direttori di giornali, nessuno avrebbe trovato da ridire se solo senza affetti, senza gioie nè doveri nè responsabilità di famiglia, avesse amato concedersi , a giornata finita, un’ora d’amore.
La donna è un essere umano come l’uomo – conclude Febea- e vorrei che tutti coloro i quali riconoscono questa semplice verità dicessero di lei semplicemente e coraggiosamente: s’è perduto un bell’ingegno, una nobile operosità, un gran cuore”. (13)
Una produzione letteraria sottovalutata, ma che negli ultimi anni è stata oggetto di attenzione e di studio più approfondito.
Lei stessa in una sua poesia immagina lo scandalo che susciteranno i suoi sonetti:
I MIEI VERSI
Peggio che al vento, se n’andran dispersi
là giù tra ’l fango de l’oscura via,
risa, baci, sospir fatti armonia,
fatti profumo in questi fogli tersi.
Qualche somaro che il sentier traversi
li calcherà ragliando un’omelia;
e Tizio ghignerà: la poesia
sta ne’ fogli di banca e non ne’ versi.
La casta dama che fin dietro i letti
bianchi de’ bimbi i frolli amanti cela,
scandalizzar faranno i miei sonetti.
Io sempre, ricca d’alti sensi il core,
avrò ne ’l canto che il pensier rivela
culto la verità, nume l’amore.
(9) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 216-217
(10) Ivi, pag 226
(11) Il dramma di via Sistina. La contessa Lara uccisa dall’amante da Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
(12) Dalla parte della Contessa Lara: storia (e rivincita) della scrittrice Eva Cattermole, Il Corriere Fiorentino https://corrierefiorentino.corriere.it/notizie/cultura-e-tempo-libero/23_dicembre_15/dalla-parte-della-contessa-lara-storia-e-rivincita-della-scrittrice-eva-cattermole-870396be-3626-4f8c-ab24-c3ab8b79axlk.shtml
(13) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 260
Un femminicidio annunciato
Dopo la fine della relazione con Giovanni Cesareo nel 1984, la scrittrice si lega ad un pittore napoletano di scarso talento, Giuseppe Pierantoni, che si rivela presto un poco di buono possessivo e violento. Lei di fatto lo mantiene economicamente e lo raccomanda a diverse persone per farlo lavorare. Non solo lui prendeva denaro da lei, ma sfruttava le sue conoscenze per ottenere aiuti e sovvenzioni.
Quando si rende conto che non si trattava di amore ma solo di sfruttamento, prova ad allontanarlo, ma senza successo.
“La consigliarono di andare in questura. Così le dicevano la cameriera e qualche amico, ma la disgraziata aveva paura di vendette perché lo sfruttatore la spiava anche per via.” (9)
“Quando colui ebbe a persuadersi che né le false proteste d’amore, né le gelosie ipocrite, né le preghiere, né le minacce valevano più ad impaurire la vittima e a piegarla al suo volere , quando sentì vicina la definitiva rottura decise in cuor suo ineluttabilmente la vendetta.. La domenica sera, 29 novembre, la donna gli disse in termini recisi che se non la lasciava in pace si sarebbe rivolta alla Questura. Egli la supplicò di concedergli ancora un colloquio, quello del congedo, per la sera dopo, lunedì 30 novembre. Gli fu accordato.” (10)
Dopo l’ennesima lite il 30 novembre del 1896, lui la ferisce a morte con un colpo di pistola sparato da un piccolo revolver che Evelina aveva in casa per difendersi, poi finge il tentato suicidio. Dopo giorni di agonia, anche per il ritardo dei soccorsi, Evelina muore tragicamente, come lei stessa aveva immaginato nei suoi scritti.
Prima di morire però, con estrema lucidità, si preoccupa di far sapere a tutti che lui le ha sparato per denaro e non per gelosia, immaginando già cosa sarebbe successo dopo la sua morte e tutte le attenuanti che avrebbero potuto dare all’assassino se fosse stato riconosciuto un movente passionale.
L’accaduto è ampiamente raccontato e descritto nei minimi particolari, in un articolo de Il Messaggero del 2 dicembre del 1896.(11)
Tra i primi ad arrivare sul luogo, mentre Evelina era agonizzante, c’è proprio la sua amica Olga Ossani, giornalista che si firma spesso con lo pseudonimo di Febea. A lei Evelina, in punto di morte si preoccupa di ribadire che lui le ha sparato per soldi e non per gelosia.
Dopo la morte di Evelina Cattermole in molti scrivono su numerosi giornali in particolare le due amiche Olga Ossani e Matilde Serao pubblicano un suo ritratto, rispettivamente sul Don Chisciotte a firma di Febea e su Il Mattino.
Il processo inizia il 3 novembre 1897 e la sentenza, pronunciata il 10 novembre, nonostante la difesa di un principe del foro, condanna l’assassino a 11anni e 8 mesi di reclusione, per omicidio volontario, con attenuanti della provocazione lieve. Non viene riconosciuto il delitto passionale.
Gli scandali legati alla sua biografia hanno certamente messo in secondo piano la sua opera, che molto probabilmente all’epoca è stata giudicata superficialmente proprio perché il maggior risalto venne dato alla sua condotta morale più che al suo lavoro.
“Moglie ripudiata, assassinata dall’amante con un colpo di rivoltella, venne additata alla generale esecrazione come responsabile della propria tragica fine, rea di avere profanato l’altare domestico. L’accanito moralismo maschilista dell’Italia umbertina poteva, senza battere ciglio e con coscienza tranquilla, colpevolizzare la vittima. (12)
La stessa Olga Ossani scrive che “se la Contessa Lara invece che una donna fosse stata un uomo, un poeta, un giornalista laborioso e avesse vissuto del suo lavoro senza chiedere mai un soldo a nessuno e avesse mantenuti scrupolosamente gli impegni presi con editori e direttori di giornali, nessuno avrebbe trovato da ridire se solo senza affetti, senza gioie nè doveri nè responsabilità di famiglia, avesse amato concedersi , a giornata finita, un’ora d’amore.
La donna è un essere umano come l’uomo – conclude Febea- e vorrei che tutti coloro i quali riconoscono questa semplice verità dicessero di lei semplicemente e coraggiosamente: s’è perduto un bell’ingegno, una nobile operosità, un gran cuore”. (13)
Una produzione letteraria sottovalutata, ma che negli ultimi anni è stata oggetto di attenzione e di studio più approfondito.
Lei stessa in una sua poesia immagina lo scandalo che susciteranno i suoi sonetti:
I MIEI VERSI
Peggio che al vento, se n’andran dispersi
là giù tra ’l fango de l’oscura via,
risa, baci, sospir fatti armonia,
fatti profumo in questi fogli tersi.
Qualche somaro che il sentier traversi
li calcherà ragliando un’omelia;
e Tizio ghignerà: la poesia
sta ne’ fogli di banca e non ne’ versi.
La casta dama che fin dietro i letti
bianchi de’ bimbi i frolli amanti cela,
scandalizzar faranno i miei sonetti.
Io sempre, ricca d’alti sensi il core,
avrò ne ’l canto che il pensier rivela
culto la verità, nume l’amore.
(9) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 216-217
(10) Ivi, pag 226
(11) Il dramma di via Sistina. La contessa Lara uccisa dall’amante da Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
(12) Dalla parte della Contessa Lara: storia (e rivincita) della scrittrice Eva Cattermole, Il Corriere Fiorentino https://corrierefiorentino.corriere.it/notizie/cultura-e-tempo-libero/23_dicembre_15/dalla-parte-della-contessa-lara-storia-e-rivincita-della-scrittrice-eva-cattermole-870396be-3626-4f8c-ab24-c3ab8b79axlk.shtml
(13) M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930 pag 260
Opere
Eva Cattermole (unipd.it) bibliografia completa
- Canti e ghirlande (pubblicato col nome di Evelina Cattermole), Firenze, Le Monnier 1867. POESIE
- Versi, Roma, Sommaruga 1883. POESIE
- Ancora versi, Firenze, Sersale 1886. POESIE
- Così è, Torino, Triverio 1887. NOVELLE
- La scalata alla fortuna, in “Don Chisciotte della Mancia,” maggio – luglio 1890. ROMANZO
- Una famiglia di topi, Firenze, Bemporad 1891. OPERA PER L’INFANZIA
- Compagni di sventura, Roma, Voghera 1892. OPERA PER L’INFANZIA
- L’innamorata, Catania, Giannotta 1892. ROMANZO
- Storie d’amore e di dolore, Milano, Galli 1893. NOVELLE
- Il romanzo della bambola, Milano, Hoepli 1895. OPERA PER L’INFANZIA
- Nuovi versi, Milano, Galli 1897. POESIE
- Storie di Natale, Rocca S. Casciano, Cappelli 1897. NOVELLE
- Novelle della Contessa Lara, Napoli, Bideri 1914. NOVELLE
- La Madonna di Pugliano, Napoli, Bideri 1917. NOVELLE
La vita e la storia della Contessa Lara hanno incuriosito e appassionato diversi scrittori e saggisti, numerose infatti sono le pubblicazioni sulla sua biografia.
- M. Borgese, La Contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell’Ottocento Italiano, Milano, Treves 1930.
- F. Liuzzi, Il processo della Contessa Lara, Milano, Carpaccio 1938.
- F. Mazzei, Una donna in fiamme: storia della Contessa Lara, Milano, Camunia 1988.
- B. Maffei, La Contessa Lara. Amori e duelli nella Belle Epoque, Roma, Sercangeli 1991.
- G. Speroni, La Contessa Lara. Breve e scandalosa vita di una poetessa malata d’amore, Milano, Scheiwiller 2003.
- Massimo Desideri, Contessa Lara: la vita “inimitabile” di una scrittrice di successo nell’Italia di fine Ottocento e il suo tragico femminicidio, Luoghi Interiori, 2022