Da Roma a Santa Marinella
La diffusione dei giornali laboratori di idee e di progresso
“A partire dal 1871, quando venne proclamata capitale del Regno d’Italia, Roma divenne un caotico e vivissimo laboratorio di idee e attività culturali che richiamò da ogni parte d’Italia scrittori, artisti e intellettuali alla ricerca di luoghi di aggregazione, lavoro e identità sociale. Si moltiplicarono i caffè, i teatri, le case editrici, le testate giornalistiche, i supplementi letterari, le riviste, che si convertirono in circoli esclusivi, dove si discutevano i nuovi linguaggi della letteratura e dell’arte”. (1)
Protagonista di questa stagione furono i giornali e le riviste. Una della più importanti fu “Cronaca Bizantina” 1881-1886 (sul quale pubblicò il suo primo racconto Olga Ossani) diretta da Angelo Sommaruga che ebbe il merito di catalizzare su Roma i più importanti scrittori dell’epoca “Egli l’unificò in Roma: Dossi sciolse il suo meneghino, Verga drammatizzò la sua Cavalleria rusticana, la Serao si preparò alla Conquista di Roma, D’Annunzio si lavò il viso incrostato di sale nell’acqua bionda lustrale del Tevere” scriveva Scipio Slataper nel 1911 sulla rivista fiorentina La Voce.
In contemporanea a Cronaca Bizantina nacque La Domenica Letteraria 1882-1885 la cui direzione venne affidata a Luigi Lodi con il compito di rilanciare il giornale. Anche intorno a questa testata si raccolsero scrittori del calibro di Giosuè Carducci, del quale Lodi era stato discepolo, D’Annunzio, Eduardo Scarfoglio, Matilde Serao, Giovanni Verga ed altri.
I giornali divennero ben presto anche luoghi di elaborazione politica e di divulgazione di idee liberali e progressiste. Una testata di impronta più politica e satirica fu Capitan Fracassa 1880 – 1890 che condusse una lunga battaglia contro il trasformismo del governo De Pretis. Il Don Chisciotte della Mancia, giornale schierato in difesa della legalità, contro il colonialismo crispino e l’aumento delle spese militari, e contro la Triplice alleanza. Il Giorno, un quotidiano di impronta liberale e dall’impostazione grafica innovativa che prevedeva per la prima volta la stampa di pagine a colori dal quale partirono le battaglie combattute con la penna di Olga Ossani a favore dell’emancipazione della donna, del divorzio, del diritto di voto, dell’indipendenza economica femminile, riallacciandosi all’attività dei movimenti femministi europei. La Vita che sostenne l’alleanza di repubblicani, radicali e socialisti nei “blocchi popolari” abbracciando battaglie come la difesa dello Stato laico, l’abolizione dell’insegnamento religioso nella scuola, l’introduzione del divorzio, il voto alle donne.
La diffusione dei giornali laboratori di idee e di progresso
“A partire dal 1871, quando venne proclamata capitale del Regno d’Italia, Roma divenne un caotico e vivissimo laboratorio di idee e attività culturali che richiamò da ogni parte d’Italia scrittori, artisti e intellettuali alla ricerca di luoghi di aggregazione, lavoro e identità sociale. Si moltiplicarono i caffè, i teatri, le case editrici, le testate giornalistiche, i supplementi letterari, le riviste, che si convertirono in circoli esclusivi, dove si discutevano i nuovi linguaggi della letteratura e dell’arte”. (1)
Protagonista di questa stagione furono i giornali e le riviste. Una della più importanti fu “Cronaca Bizantina” 1881-1886 (sul quale pubblicò il suo primo racconto Olga Ossani) diretta da Angelo Sommaruga che ebbe il merito di catalizzare su Roma i più importanti scrittori dell’epoca “Egli l’unificò in Roma: Dossi sciolse il suo meneghino, Verga drammatizzò la sua Cavalleria rusticana, la Serao si preparò alla Conquista di Roma, D’Annunzio si lavò il viso incrostato di sale nell’acqua bionda lustrale del Tevere” scriveva Scipio Slataper nel 1911 sulla rivista fiorentina La Voce.
In contemporanea a Cronaca Bizantina nacque La Domenica Letteraria 1882-1885 la cui direzione venne affidata a Luigi Lodi con il compito di rilanciare il giornale. Anche intorno a questa testata si raccolsero scrittori del calibro di Giosuè Carducci, del quale Lodi era stato discepolo, D’Annunzio, Eduardo Scarfoglio, Matilde Serao, Giovanni Verga ed altri.
I giornali divennero ben presto anche luoghi di elaborazione politica e di divulgazione di idee liberali e progressiste. Una testata di impronta più politica e satirica fu Capitan Fracassa 1880 – 1890 che condusse una lunga battaglia contro il trasformismo del governo De Pretis. Il Don Chisciotte della Mancia, giornale schierato in difesa della legalità, contro il colonialismo crispino e l’aumento delle spese militari, e contro la Triplice alleanza. Il Giorno, un quotidiano di impronta liberale e dall’impostazione grafica innovativa che prevedeva per la prima volta la stampa di pagine a colori dal quale partirono le battaglie combattute con la penna di Olga Ossani a favore dell’emancipazione della donna, del divorzio, del diritto di voto, dell’indipendenza economica femminile, riallacciandosi all’attività dei movimenti femministi europei. La Vita che sostenne l’alleanza di repubblicani, radicali e socialisti nei “blocchi popolari” abbracciando battaglie come la difesa dello Stato laico, l’abolizione dell’insegnamento religioso nella scuola, l’introduzione del divorzio, il voto alle donne.
Il luoghi della cultura
I Caffè Nello stesso tempo la Capitale si trasformò in un cantiere diffuso, che attrasse, a vario titolo, imprenditori, banchieri e affaristi nelle operazioni di ricostruzione. Nel novembre 1870 venne abbozzato un piano regolatore che per i primi interventi fissò due vettori d’espansione: Macao-Esquilino (espansione «alta») e Prati-Testaccio (espansione «bassa»). Per lungo tempo però i nuovi quartieri furono toccati solo marginalmente dalla cultura. (2)
Nei primi anni l’epicentro culturale rimase infatti tutto nella zona del «tridente» (Piazza del Popolo, Via del Babuino, via del Corso e Via di Ripetta). Soprattutto via del Corso s’impose quale sede privilegiata della nuova produzione e fruizione culturale, accogliendo redazioni di giornali politici, tipografie, teatri, salotti e caffè letterari. Primo fra tutti il famosissimo Antico Caffè Greco in via Condotti n. 85-86 che accoglieva gli scrittori che collaboravano alla rivista «Cronaca Bizantina»: D’Annunzio, Angelo Conti, Scarfoglio, Matilde Serao, Giustino Ferri e Pascarella.
Nella prima sala del Caffè Greco si davano appuntamento artisti tradizionali (Monteverde, Mariani, Bruschi e Cesare Maccari); nella seconda gli artisti «forastieri»; nell’«omnibus» (la terza sala) gli accoliti di Nino Costa, iniziatore del gruppo pre-raffaellita. Durante le riunioni di quest’ultimo gruppo, particolarmente frequenti fra 1885 e il 1890, gli artisti discutevano delle nuove tendenze, leggevano pagine di opere filosofiche di Schopenhauer o brani di Shakespeare, presentavano le proprie opere. D’Annunzio, per esempio, leggeva le poesie destinate a confluire nell’Isotteo. Dal 1884, fu attivo il Morteo a Palazzo Ruspoli in Via del Corso: «vero prolungamento delle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama», a detta di Matilde Serao, nonché luogo intensamente frequentato dai giornalisti del «Capitan Fracassa» e di «Cronaca Bizantina». A palazzo Marignoli, in via del Corso n. 180-183 dagli anni ottanta il Caffè Aragno, amatissimo da Luigi Lodi, si configurò presto quale epicentro della vita politica e culturale della Roma fine secolo. Nella terza saletta del caffè, che sboccava su via delle Convertite – saletta sorta a contraltare dell’«omnibus» dell’Antico Caffè Greco –, si raccoglievano scrittori, intellettuali, giornalisti e politici di spicco (tra gli avventori c’è anche Antonio Labriola, che vi diffondeva le idee socialiste).
I Salotti Uno dei salotti più ambiti fu quello della Contessa Lara (Eva Cattermole) in via Monte d’Oro. Salotto borghese, frequentato da artisti e poeti tra cui Olga Ossani che diventerà carissima amica e che condurrà una lunga battaglia per affermare la verità sul suo omicidio.
Nel salotto del principe Baldassarre Ladislao Odescalchi (1844-1909) luogo d’incontro fra liberali, attivo subito dopo la Breccia, si discuteva di politica, arte e letteratura. Accoglieva molti stranieri di passaggio, tra cui i romanzieri francesi René Bazin ed Émile Zola. Odescalchi fu deputato (1880- 1886) e senatore (dal 1896).
(2) I luoghi della cultura in Roma capitale 1_FRONTALONI_PEDULLA’.qxp 21-06-2012 17:16 Pagina 309
Il luoghi della cultura
I Caffè Nello stesso tempo la Capitale si trasformò in un cantiere diffuso, che attrasse, a vario titolo, imprenditori, banchieri e affaristi nelle operazioni di ricostruzione. Nel novembre 1870 venne abbozzato un piano regolatore che per i primi interventi fissò due vettori d’espansione: Macao-Esquilino (espansione «alta») e Prati-Testaccio (espansione «bassa»). Per lungo tempo però i nuovi quartieri furono toccati solo marginalmente dalla cultura. (2)
Nei primi anni l’epicentro culturale rimase infatti tutto nella zona del «tridente» (Piazza del Popolo, Via del Babuino, via del Corso e Via di Ripetta). Soprattutto via del Corso s’impose quale sede privilegiata della nuova produzione e fruizione culturale, accogliendo redazioni di giornali politici, tipografie, teatri, salotti e caffè letterari. Primo fra tutti il famosissimo Antico Caffè Greco in via Condotti n. 85-86 che accoglieva gli scrittori che collaboravano alla rivista «Cronaca Bizantina»: D’Annunzio, Angelo Conti, Scarfoglio, Matilde Serao, Giustino Ferri e Pascarella.
Nella prima sala del Caffè Greco si davano appuntamento artisti tradizionali (Monteverde, Mariani, Bruschi e Cesare Maccari); nella seconda gli artisti «forastieri»; nell’«omnibus» (la terza sala) gli accoliti di Nino Costa, iniziatore del gruppo pre-raffaellita. Durante le riunioni di quest’ultimo gruppo, particolarmente frequenti fra 1885 e il 1890, gli artisti discutevano delle nuove tendenze, leggevano pagine di opere filosofiche di Schopenhauer o brani di Shakespeare, presentavano le proprie opere. D’Annunzio, per esempio, leggeva le poesie destinate a confluire nell’Isotteo. Dal 1884, fu attivo il Morteo a Palazzo Ruspoli in Via del Corso: «vero prolungamento delle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama», a detta di Matilde Serao, nonché luogo intensamente frequentato dai giornalisti del «Capitan Fracassa» e di «Cronaca Bizantina». A palazzo Marignoli, in via del Corso n. 180-183 dagli anni ottanta il Caffè Aragno, amatissimo da Luigi Lodi, si configurò presto quale epicentro della vita politica e culturale della Roma fine secolo. Nella terza saletta del caffè, che sboccava su via delle Convertite – saletta sorta a contraltare dell’«omnibus» dell’Antico Caffè Greco –, si raccoglievano scrittori, intellettuali, giornalisti e politici di spicco (tra gli avventori c’è anche Antonio Labriola, che vi diffondeva le idee socialiste).
I Salotti Uno dei salotti più ambiti fu quello della Contessa Lara (Eva Cattermole) in via Monte d’Oro. Salotto borghese, frequentato da artisti e poeti tra cui Olga Ossani che diventerà carissima amica e che condurrà una lunga battaglia per affermare la verità sul suo omicidio.
Nel salotto del principe Baldassarre Ladislao Odescalchi (1844-1909) luogo d’incontro fra liberali, attivo subito dopo la Breccia, si discuteva di politica, arte e letteratura. Accoglieva molti stranieri di passaggio, tra cui i romanzieri francesi René Bazin ed Émile Zola. Odescalchi fu deputato (1880- 1886) e senatore (dal 1896).
(2) I luoghi della cultura in Roma capitale 1_FRONTALONI_PEDULLA’.qxp 21-06-2012 17:16 Pagina 309
Santa Marinella: la villeggiatura al mare
Fu proprio grazie al principe Baldassarre Odescalchi e alle frequentazioni del suo salotto che si deve la trasformazione di Santa Marinella da piccolo borgo di pescatori in luogo di villeggiatura della élite culturale romana. Il castello, infatti, unitamente alla tenuta di Santa Marinella, venne messo all’asta ed acquistato dal Principe Baldassarre Odescalchi nel 1887 per una cifra vicina alle sole trecento mila lire. (3)
In tutto cinquecento ettari dominati dal Castello con pochi edifici: la chiesetta antistante ancora esistente, l’osteria ed alcune modeste abitazioni occupate da braccianti e pescatori. Ma la posizione elevata rispetto al livello del mare, l’esposizione a sud-est, la protezione della fascia costiera operata dai Monti della Tolfa, il clima generalmente mite in tutte le stagioni, diedero al Principe Baldassarre, senatore del regno e grande esperto d’arte, l’idea di creare attorno al castello uno dei primi centri di villeggiatura moderni. Fu così che si rivolse a Raffaele Ojetti, noto ingegnere romano che costruì uno dei primi villini. Si sviluppano quindi tre nuclei abitativi: il primo intorno al castello stesso e nella zona di piazza Civitavecchia (4) essenzialmente a carattere popolare; un secondo nucleo nell’area di Caccia e Riserva che acquisterà il suo assetto definitivo su progetto di Ojetti Borruso e un terzo lungo la costa in direzione di Capo Linaro.
Lo sviluppo di quest’ultimo era stato promosso dalla Società Anonima Cooperativa Pirgus che si proponeva di non costruire sulla costa per lasciare libero l’accesso al mare. Fu lo stesso Principe Odescalchi a incoraggiare la realizzazione di un ampliamento verso la punta di Capo Linaro e a introdurre un piano viario ampio mutuato dalle sperimentazioni urbanistiche che si andavano realizzando in Europa.
Sempre il principe donò a Olga Ossani un terreno sul quale costruire una villetta, conoscendo la capacità di aggregare della scrittrice, le sue vaste conoscenze, la sua popolarità nel mondo della cultura, volle affidarle il compito di fare di Santa Marinella una località balneare di moda. E Febea subito affascinata dalla bellezza del luogo lanciò, dalle pagine del Don Chisciotte, una vera e propria campagna pubblicitaria a favore della nascente località balneare, (5) Il villino di Olga Ossani e del marito Luigi Lodi crebbe quindi poco distante dal mare all’incrocio tra l’attuale via Rucellai e via Punico. Ben presto la cittadina divenne luogo di villeggiatura di quel mondo intellettuale che frequentava l’Antico Caffè Greco o il Caffè Aragno in via del Corso.
Grazie anche alla stazione ferroviaria, che la collegava alla capitale in poco meno di due ore, ospitati, spesso, proprio a casa Lodi Ossani, le più interessanti firme del giornalismo e delle cultura romana si incontravano sulle spiagge e nelle ville di Santa Marinella. Giornalisti come Edoardo Scarfoglio e Alberto Bergamini, scrittrici e scrittori come Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Gabriele D’Annunzio e Matilde Serao, intellettuali come Maria Montessori, attrici e personaggi del mondo del teatro come Eleonora Duse, musicisti come Mascagni e poi Trilussa, Bertelli più noto con lo pseudonimo di Vamba, Guelfo Civinini, Massimo Bontempelli e più avanti anche Sibilla Aleramo e Ada Negri erano soliti trascorre la alcuni periodi estivi nella località balneare. Moltissime lettere testimoniano la frequentazione di Casa Ossani Lodi.
Scriveva Grazia Deledda “Carissima Febea, non abbiamo ancora trovato, a Santa Marinella, l’appartamento vicino al mare. Ce ne sarebbero, ma lontani, e in tal caso preferirei la sua casetta” e ancora “A me coi bambini bastano solo due camere e cucina e trattandosi per solo 20 giorni e fuori stagione, voglio spendere pochissimo”. (6)
La frequentazione della Villa di Santa Marinella, infatti, grazie al clima gradevolissimo, non era solo estiva.
Adolfo Re Ricciardi (impresario teatrale) le indirizza una lettera a Santa Marinella il 17 marzo del ’98.”Di voi non mi rimane che una cosa sola, la colazione a Santa Marinella!”
Eleonora Duse il 15 marzo 1899 scrive “Ti prego dimmi se rimani molto tempo al mare o se è probabile che tu possa venire a Roma”;Scarfoglio nell’ottobre dello stesso anno “Cara Olga debbo farvi spedire le piante di agrumi a Roma o a Santa Marinella? E’ necessario che esse siano piantate non appena arrivano altrimenti si seccano”. (6)
Ugo Ojetti scrive il giorno delle Ceneri del 1903 I fratelli Marguitt, ringraziano ma son qui con le signore e hanno un po’ i giorni contati e lei sarebbe la great attraction di Santa Marinella. Ora siccome ella giovedì rientra a Roma la great attraction possono godersela anche da qui”. (7)
(3) https://www.castellosantamarinella.it/castello-odescalchi/
(4) Marta Francocci La stazione Balneare di Santa Marinella pag 42
(5) Santa Marinella La Memoria del Tempo Anna Maria Bianchi Ileana Giacomelli
(6) Gianni Olla Scenari Sardi Aipsa pag. 87
(7) Ferdinando Cordova Caro Olgogigi Franco Angeli pag. 316; 321; 329; 373
Santa Marinella: la villeggiatura al mare
Fu proprio grazie al principe Baldassarre Odescalchi e alle frequentazioni del suo salotto che si deve la trasformazione di Santa Marinella da piccolo borgo di pescatori in luogo di villeggiatura della élite culturale romana. Il castello, infatti, unitamente alla tenuta di Santa Marinella, venne messo all’asta ed acquistato dal Principe Baldassarre Odescalchi nel 1887 per una cifra vicina alle sole trecento mila lire. (3)
In tutto cinquecento ettari dominati dal Castello con pochi edifici: la chiesetta antistante ancora esistente, l’osteria ed alcune modeste abitazioni occupate da braccianti e pescatori. Ma la posizione elevata rispetto al livello del mare, l’esposizione a sud-est, la protezione della fascia costiera operata dai Monti della Tolfa, il clima generalmente mite in tutte le stagioni, diedero al Principe Baldassarre, senatore del regno e grande esperto d’arte, l’idea di creare attorno al castello uno dei primi centri di villeggiatura moderni. Fu così che si rivolse a Raffaele Ojetti, noto ingegnere romano che costruì uno dei primi villini. Si sviluppano quindi tre nuclei abitativi: il primo intorno al castello stesso e nella zona di piazza Civitavecchia (4) essenzialmente a carattere popolare; un secondo nucleo nell’area di Caccia e Riserva che acquisterà il suo assetto definitivo su progetto di Ojetti Borruso e un terzo lungo la costa in direzione di Capo Linaro.
Lo sviluppo di quest’ultimo era stato promosso dalla Società Anonima Cooperativa Pirgus che si proponeva di non costruire sulla costa per lasciare libero l’accesso al mare. Fu lo stesso Principe Odescalchi a incoraggiare la realizzazione di un ampliamento verso la punta di Capo Linaro e a introdurre un piano viario ampio mutuato dalle sperimentazioni urbanistiche che si andavano realizzando in Europa.
Sempre il principe donò a Olga Ossani un terreno sul quale costruire una villetta, conoscendo la capacità di aggregare della scrittrice, le sue vaste conoscenze, la sua popolarità nel mondo della cultura, volle affidarle il compito di fare di Santa Marinella una località balneare di moda. E Febea subito affascinata dalla bellezza del luogo lanciò, dalle pagine del Don Chisciotte, una vera e propria campagna pubblicitaria a favore della nascente località balneare, (5) Il villino di Olga Ossani e del marito Luigi Lodi crebbe quindi poco distante dal mare all’incrocio tra l’attuale via Rucellai e via Punico. Ben presto la cittadina divenne luogo di villeggiatura di quel mondo intellettuale che frequentava l’Antico Caffè Greco o il Caffè Aragno in via del Corso.
Grazie anche alla stazione ferroviaria, che la collegava alla capitale in poco meno di due ore, ospitati, spesso, proprio a casa Lodi Ossani, le più interessanti firme del giornalismo e delle cultura romana si incontravano sulle spiagge e nelle ville di Santa Marinella. Giornalisti come Edoardo Scarfoglio e Alberto Bergamini, scrittrici e scrittori come Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Gabriele D’Annunzio e Matilde Serao, intellettuali come Maria Montessori, attrici e personaggi del mondo del teatro come Eleonora Duse, musicisti come Mascagni e poi Trilussa, Bertelli più noto con lo pseudonimo di Vamba, Guelfo Civinini, Massimo Bontempelli e più avanti anche Sibilla Aleramo e Ada Negri erano soliti trascorre la alcuni periodi estivi nella località balneare. Moltissime lettere testimoniano la frequentazione di Casa Ossani Lodi.
Scriveva Grazia Deledda “Carissima Febea, non abbiamo ancora trovato, a Santa Marinella, l’appartamento vicino al mare. Ce ne sarebbero, ma lontani, e in tal caso preferirei la sua casetta” e ancora “A me coi bambini bastano solo due camere e cucina e trattandosi per solo 20 giorni e fuori stagione, voglio spendere pochissimo”. (6)
La frequentazione della Villa di Santa Marinella, infatti, grazie al clima gradevolissimo, non era solo estiva.
Adolfo Re Ricciardi (impresario teatrale) le indirizza una lettera a Santa Marinella il 17 marzo del ’98.”Di voi non mi rimane che una cosa sola, la colazione a Santa Marinella!”
Eleonora Duse il 15 marzo 1899 scrive “Ti prego dimmi se rimani molto tempo al mare o se è probabile che tu possa venire a Roma”;Scarfoglio nell’ottobre dello stesso anno “Cara Olga debbo farvi spedire le piante di agrumi a Roma o a Santa Marinella? E’ necessario che esse siano piantate non appena arrivano altrimenti si seccano”. (6)
Ugo Ojetti scrive il giorno delle Ceneri del 1903 I fratelli Marguitt, ringraziano ma son qui con le signore e hanno un po’ i giorni contati e lei sarebbe la great attraction di Santa Marinella. Ora siccome ella giovedì rientra a Roma la great attraction possono godersela anche da qui”. (7)
(3) https://www.castellosantamarinella.it/castello-odescalchi/
(4) Marta Francocci La stazione Balneare di Santa Marinella pag 42
(5) Santa Marinella La Memoria del Tempo Anna Maria Bianchi Ileana Giacomelli
(6) Gianni Olla Scenari Sardi Aipsa pag. 87
(7) Ferdinando Cordova Caro Olgogigi Franco Angeli pag. 316; 321; 329; 373