Giornaliste
Giornalista un mestiere precario e difficile
Anche tra la fine dell’800 e la prima parte del ‘900 epoca nella quale abbiamo condotto il nostro studio su Olga Ossani concentrandoci sulle intellettuali, che lei ha riunito d’estate nella sua casa a Santa Marinella, il lavoro dei giornalisti e delle giornaliste non era un lavoro facile. Spesso poco pagato, pagato in ritardo, o mai pagato. Ne troviamo notizia nelle molte corrispondenze consultate (1) dove scrittori, scrittrici, giornalisti e giornaliste tra informazioni, affetti, pettegolezzi, spesso parlano dei loro compensi, delle loro difficoltà economiche e spesso sollecitano pagamenti. Alcune volte gli stessi giornalisti o scrittori, coinvolti nelle redazioni si fanno portavoce dei tempi di pubblicazione dei pezzi e dei pagamenti. Gabriele d’Annunzio, nel 1885, scrive ad Olga Ossani a proposito di un articolo che dovrebbe essere pubblicato su La Tribuna che: “l’amministrazione mi permette di offrirvi L. 60 (sessanta) per compenso di ogni articolo. […] Intanto vi accludo L. 70 (settanta) che insieme con le L.50 già da voi ricevute formano L.120 (centoventi) per due articoli. […] Abbiate la cortesia di rimandarmi il biglietto verde firmato per quietanza”. (2)
Ed il valore del prezzo di ogni articolo proposto da D’annunzio ai giorni nostri (3) equivale a poco più di 270,00 euro. Lo stesso d’Annunzio ancora nel 1921 scriveva Lodi marito di Ossani“ Tu sai che lavoro per vivere non soltanto nel futuro ma, ahimè, nel presente!” (4)
Cesare Lombroso propone a Luigi Lodi in qualità di direttore del Don Chisciotte della Mancia di pubblicare un suo articolo su L’origine del bacio chiedendo 50 lire, circa 250 euro. (5) Guglielmo Ferrero propone “una ghiottoneria giornalistica per 50 lire”. Salvatore di Giacomo propone ad Ossani uno scritto di “tipo muliebre” per 40 Lire. (6)
Ci sono anche i giornalisti “a disposizione” come afferma Ettore Engels, rispondendo ad Olga Ossani che gli aveva chiesto alcuni contributi per il Don Chisciotte. Engels,, si dice “felicissimo di fare un inappuntabile servizio, ma essendo anche a disposizione del “Mattino” dal quale ho una mia piccola indennità mensile, oltre le poltrone ai teatri e tutti gli altri vantaggi del pubblicista, vorrei stabilire le cose da non mancare ad alcuno dei miei doveri”. (7)
Tra le giornaliste che fanno parte del “Circolo di Olga”è Matilde Serao è la prima donna redattrice (con un compenso quindi fisso) per il Capitan Fracassa. Luigi Lodi, il direttore ricordava che “prima di lei […]altre donne, pur di reale valore, avevano scritto nei giornali, ma la loro era rimasta una semplice collaborazione: il direttore pubblicava quegli articoli che credeva, senza obbligo da nessuna delle due parti. A distanza indeterminata nel tempo. La Serao no, era diventata redattrice fissa, ordinaria per essere pronta a compiere, pure quotidianamente, l’opera della quale era richiesta”. (8) Serao diventò oltre che direttrice con Edoardo Scarfoglio del Mattino di Napoli, fondatrice e direttrice del Giorno sempre a Napoli. Nel 1902 per conto de La Settimana Serao che la dirige scrive ad Olga Ossani: “ Carissima Olga , avrai ricevuto una borsetta di argento …vuota! E’ un simbolo ibseniano. Vuol dire che la Settimana attende un tuo articolo, una novella, una cosa che ti passa per la testa e che quando avrai mandato, riceverai una modesta somma di compenso…da mattere nella borsetta!
Nel 1926 Ugo Ojetti, per pochi mesi direttore del Corriere della sera risponde ad Ossani, che per lei o un’altra donna aveva probabilmento chiesto una collaborazione: “Cara amica. Stenografe al Corriere? E’ un’abbazia di cui io sono il Priore, ma nella quale non esistono donne. Qualche donna di età e di aspetto canonico, si trova al piano terreno nella Amministrazione, ma quassù nella redazione solo uomini. Sarei stato felice di farle cosa gradita; ma come vede la regola del convento si oppone.” (9)
Le donne nei giornali sono finalmente arrivate
Le donne nei giornali sono finalmente arrivate, e tante, alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, quando i media si moltiplicarono con le radio e le “tv libere” – presto diventate commerciali – e le porte dei giornali si aprirono a nuove leve femminili già formate nei nuovi mezzi di comunicazione.
Da “mosche bianche” in quarant’anni le giornaliste sono diventate davvero metà degli iscritti all’Ordine dei giornalisti. Una rivoluzione.
O mezza rivoluzione… Le porte del potere nei giornali sono infatti rimaste rigorosamente chiuse: le direzioni dei maggiori giornali sono saldamente in mano maschile. A oggi, anno di grazia 2024, non c’è una sola donna a dirigere un telegiornale (Rai, Mediaset, La7, Sky). Non c’è una sola donna a dirigere un grande giornale nazionale.
Agnese Pini, direttrice delle testate del Gruppo Riffeser (La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino, Quotidiano Nazionale), Stefania Aloia, direttrice del Secolo XIX di Genova, Giovanna Reanda, direttrice di Radio Radicale, sono le punte di diamante femminili della professione. Sole e solitarie.
Le donne alla guida dell’informazione sono invece numerose nei giornali piccoli, locali, blog: praticamente il “racconto di cura” del territorio. E lo fanno bene.
E i soldi, i maledetti soldi?
Sulle donne pesa il gap che soffoca la società. Anche nei giornali, dove pure donne e uomini hanno lo stesso contratto, per “misteriose ragioni” le donne guadagnano meno. Fin da giovanissime: una differenza di stipendio su una retribuzione media annuale di poco più di 20mila euro, le donne guadagnano 600 euro in meno (dati Inpgi giugno 2022).
Ma è la libera professione dove ormai soprattutto si esercita il giornalismo. Qui la retribuzione media annuale delle giornaliste è di 15.800 euro, contro i 18.340 degli uomini (sempre dati Inpgi giugno 2022). Nel popolo delle “partite Iva” la forbice economica tra uomo e donna si allarga fino al 15% di differenza. Secondo una recente indagine di Irpimedia, la precarietà lavorativa è considerata “abbastanza” o “molto” impattante dall’83% delle persone intervistate, che per il 55% sono donne.
Ma quanto sono pagate le giornaliste “a pezzo”? Fa ciclicamente scandalo il fatto che ci siano articoli pagati pochi euro: è così, 7, 5, anche 3 euro a “news”. Per arrivare a reddito producono articoli a rotta di collo: ne va di mezzo la qualità del lavoro e lo stress della lavoratrice.
E non stiamo parlando solo di piccoli giornali: fece scalpore pochi anni fa – nel 2020 – la proposta di tagli del “Messaggero” ai suoi collaboratori: per le redazioni locali il pagamento sarebbe stato di 7 euro lordi (invece di 9) per i pezzi tra le 900 e le 2500 battute, di 15 fino alle 3.500 e di 30 oltre le 3.500. Cosa è cambiato in un secolo? Ora li chiamiamo i rider dell’informazione…
Silvia Garambois – Past president Associazione GiUliA (GIornaliste Unite Libere Autonome)
(1) In particolare nella poderosa raccolta di Cordova Ferdinando, “Caro Olgogigi” Lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista (1881-1933), Milano, Franco Angeli, 2003, che raccoglie oltre 700 lettere inviate ad Olga Ossani Lodi e Luigi Lodi in quegli anni.
(2) Ivi lettera 97 pag. 146
(3) https://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/09/03/quanto-valevano-soldi-nel-passato-calcolatore-andare-indietro-nel-tempo/
(4) In Cordova Ferdinando, “Caro Olgogigi” Lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista (1881-1933), Milano, Franco Angeli, 2003 lettera 625 pag. 488
(5) Ivi lettera 175 pag. 227
(6) Ivi lettera.147 pag. 211
(7) Ivi lettera 203 pag. 243
(8) Ivi pag. 97 nota 7
(9) Ivi lettera 645 pag. 499